Taranto a Radio Fuori Campo: “Troisi combatteva l’onda nera di Napoli”
Corrado Taranto, attore teatrale e televisivo, ha rilasciato un’intervista a Radio Fuori Campo in occasione di “Grazie, Massimo”, speciale dedicato a Massimo Troisi a cur di Gianluca Vitale (Clicca qui per i dettagli dell’iniziativa):
“Grazie, Massimo, perché mi hai fatto credere che si fosse sdoganata quell’immagine del napoletano tutto pizza, mandolino e putipù e che fosse diventata l’immagine di una Napoli che produceva cultura, che produceva bellezza, non solo camorra e sparatorie, argomenti esistenti, che c’erano anche all’epoca, quando venivamo dalla nuova famiglia… Però la cultura, grazie a te, stava riuscendo a combattere quest’onda nera che c’era sulla città, che tutt’oggi c’è, ma non in maniera così eclatante come vogliono farci credere: a Napoli esiste tanta gente onesta, sono pochi i disonesti”.
“Ti ringrazio, Massimo, per averci fatto credere che le cose stessero cambiando, anche se poi ci hai fatto lo scherzo di lasciarci nel bel mezzo e si è fermato tutto a metà, purtroppo per tornare indietro: siamo di nuovo tutto sole, pizza, mandolino, putipù e pistole”.
“Il carattere di Troisi? Quando ho girato ‘Pensavo fosse amore e invece era un calesse’ con lui, la mia scena prevedeva un pianto. All’azione, io iniziai a piangere, Massimo bloccò tutto, si abbassò verso di me e disse: ‘Ma tu stai piangendo veramente?’. Io risposi di sì ed incalzò: ‘Ti hanno messo le gocce?’. Gli dissi di no. A quel punto, rimase stupito e si rivolse alla troupe: ‘Non avevo mai visto una cosa del genere. Non facciamo primi piani di su di me e qualche stacco su Taranto: facciamo primi piani su di lui e solo qualche stacco su di me’. Questo gesto faceva capire la sua grandezza, la grandezza dell’artista che pensava al prodotto e non a se stesso: cosa che oggi, purtroppo, fanno in pochi.
Essere artisti è qualcosa di pochi eletti e Massimo ne era un esempio. Troisi si trovava all’inizio di un percorso, quindi immaginiamo quanto ancora avrebbe potuto dare e cosa sarebbe potuto accadere, se non fosse venuto a mancare così presto…”.
“La mia mancata partecipazione a ‘Il Postino’? Finito il primo film con Troisi, Massimo mi disse che ne stava scrivendo un altro e ci teneva ad avermi con lui, perché aveva in serbo un bel ruolo. Andai a Roma e mi incontrai due volte col regista Michael Radford, che mi chiese: ”Cosa hai fatto a Troisi? Parla solo di te…’. La mia foto era là alle spalle di Radford, spiaccicata sul muro, dove di solito si appendono le immagini dei protagonisti dei film, di chi ha un ruolo. Poi non ne seppi più nulla. Venni a sapere più tardi che stavano girando e che il mio ruolo era stato dato ad un’altra persona. Cercando di informarmi, scoprii che la mia agenzia aveva favorito un altro attore perché gli garantiva un maggiore margine di guadagno. Ovviamente, non lavoro più con loro.
Ci rimasi malissimo, anche perché venni informato in modo brutale della scomparsa di Massimo. Quando incontrati Alfredo Cozzolino, il suo amico tuttofare, mi disse che Troisi era dispiaciuto per il mio mancato coinvolgimento nei film: gli avevano raccontato che io fossi impegnato con altro, cosa però non vera. Ancora oggi, sono dispiaciutissimo di non avergli potuto dire: ‘Non è vero nulla, mi hanno fatto fuori altri, non è stata una mia scelta’. È una cosa che io ripeto, ogni tanto, perché sono convinto che, prima o poi, questa informazione gli arriverà”.