Rivieccio: “Troisi come van Gogh e Michelangelo. Era il Maradona della risata”

Gino Rivieccio, attore e conduttore televisivo, nonché direttore artistico del Premio Troisi, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Radio Fuori Campo, nel corso di “Grazie, Massimo”, speciale di Gianluca Vitale dedicato a Massimo Troisi (Clicca qui per i dettagli dell’iniziativa):

“Nei giorni scorsi – ha affermato Rivieccio – abbiamo ricordato Massimo a San Giorgio a Cremano, all’Istituto Tecnico Industriale ‘Enrico Medi’, con una serata che ha visto la partecipazione affettuosa e commossa di amici e colleghi di Troisi, come la Cucinotta e Nunzia Schiano, Massimo Bonetti e Gerardo Ferrara, la controfigura di Troisi ne ‘Il Postino’… C’erano Tommaso Bianco, Lino D’Angiò… Molti artisti sono venuti a celebrare Massimo ed hanno aderito a quest’evento, organizzato dal Comune di San Giorgio a Cremano, dal Sindaco Giorgio Zinno e dal vicesindaco Pietro De Martino. E’ stato un momento molto bello e che ha concluso una serie di giornate dedicate a Massimo in occasione del suo settantesimo compleanno; giornate che si erano aperte, ad inizio del mese, con la presentazione di un libro a lui dedicato, dal titolo ‘Troisi 70’, con una raccolta di scritti, pensieri e testimonianze. Credo che a Massimo sarà piaciuto questo mese e questo nostro modo di ricordarlo”.

“Cosa ci ha lasciato Troisi in eredità? L’orgoglio, ancora più forte, di sentirci napoletani ed un vuoto enorme, incolmabile, perché Massimo non ha avuto epigoni: è inimitabile, non emulabile. Dalla sua scomparsa, avvenuta 29 anni fa, è rimasto un vuoto che nessuno è riuscito a coprire perché la sua originalità, la sua espressività ed il suo modo di rappresentare i sentimenti napoletani, senza mai ‘speculare’ sui luoghi comuni ed il folklore, lo hanno reso unico”.

“Se è stato più grande come attore o come comico? Massimo non è facilmente collocabile: sarebbe riduttivo definirlo un comico, se pensiamo ai comici di oggi, a questo modo di fare comicità ‘social’; e sarebbe riduttivo definirlo solo un regista o solo un poeta: Massimo era tutto ed il suo contrario. Anche in questo senso, diventa difficilmente emulabile”.

“Troisi era uno dei pochi geni della nostra epoca? Esatto: di geni ce ne sono pochi. Ci sono grandi grandi attori, e ne abbiamo tanti, e poi ci sono i ‘geni’, come lo erano Massimo, Totò o Eduardo. Come lo era Maradona nel calcio. Ogni categoria ha i suoi geni, come lo erano van Gogh o il Caravaggio nella pittura, Michelangelo per la scultura… I geni sono altri, e Massimo rientra tra queste persone speciali. I fatto che fosse del nostro territorio, inoltre, ce lo fa amare ancora di più. Noi abbiamo bisogno di queste espressioni. Siccome, purtroppo, sulla nostra terra si romanza spesso, io dico: ce ne fossero di altri Troisi, ce ne fossero di geni napoletani in vari campi!… Per il momento, noto belle testimonianze altrove: personaggi che esprimono una bella napoletanità in altri campi ci sono, ma un altro Massimo, personalmente, non l’ho ancora visto. Troisi era il Maradona della risata? Questa definizione mi piace. Era anche il Maradona dell’intelligenza, perché era un uomo estremamente intelligente”.

“Come è cambiata la comicità, negli ultimi anni? Oggi ci sono tante risate ‘gastronomiche’, si consuma la risata ‘mordi e fuggi’. Anche adesso, noi ridiamo alle cose che diceva Troisi su Andreotti anni fa, lo ammiriamo per tutto ciò che ha fatto: vuol dire che la sua risata è immortale”.

“Come lo ringrazierei, se potessi parlargli? Gli direi: ‘Grazie, Massimo, per quello che hai dato e per quello che mi trasmetti’. Io sono molto legato a Troisi, lo sento vicino. Lo avverto ancora di più negli ultimi anni: sarà per l’età, sarà perché sono il direttore artistico del Premio Troisi, sarà per una questione personale, ma mi arriva molto sul piano emotivo”.

“Uno Scudetto del Napoli, nella stagione dei 70 anni di Troisi, sarebbe doppiamente bello? Assolutamente. Vorrebbe dire che ha portato bene…”.