Esposito (Gomorra) su Troisi: “Massimo paladino dei fragili, è un’icona eterna”

Salvatore Esposito, attore e scrittore napoletano, ha affidato a Radio Fuori Campo un pensiero su Massimo Troisi, ricordando, insieme agli italiani all’estero, il compianto artista nel mese in cui avrebbe compiuto settant’anni. In occasione dello speciale “Grazie, Massimo” (Clicca qui per i dettagli dell’iniziativa), l’emittente di Lione ha chiesto al protagonista della serie televisiva “Gomorra”, noto per aver avuto un ruolo anche in “Fargo”, cosa abbia tramandato Troisi alle nuove generazioni di attori. Queste le risposte di Esposito al giornalista Gianluca Vitale:

Da attore e da napoletano, cosa sente d’aver ereditato da un grande come Troisi?

“Da napoletano, è un enorme orgoglio potermi vantare d’aver avuto un attore come Massimo Troisi, che ci ha rappresentato per tanti anni in modo eccellente. Io sono un suo grande ammiratore. Ha inventato un nuovo modo di fare comicità, ci ha insegnato come esportare la napoletanità… Per me, è e resterà sempre un’icona”.

C’è un suo sketch che ricorda in modo particolare?

“Su tutti, ricordo lo sketch della Smorfia su San Gennaro e i numeri al lotto con Lello Arena: è qualcosa di clamoroso”.

Troisi napoletano di livello mondiale. Qual era il segreto della sua universalità?

“Il segreto dell’universalità di Massimo stava nella sua semplicità: la semplicità che aveva nel raccontare i drammi, l’amore, i rapporti… Credo che questo abbia fatto tutta la differenza del mondo, soprattutto nel rendere Troisi portatore sano di un messaggio universale e di una comunicazione che lo faceva arrivare a tutti senza barriere”. 

Massimo esportava l’immagine di un napoletano molto “umano”, con tutte le sue fragilità, lontana dall’ideale di “forza” che tante volte si vede oggi in tv. Sono cambiati i napoletani o il modo di rappresentarli?

“Erano proprio le fragilità di Troisi a renderlo speciale e a dargli tanta forza. E’ cambiato il modo di prendersi meno sul serio; è cambiato il modo di raccontare le proprie debolezze per far sì che possano diventare armi da usare contro gli stereotipi, contro il malcostume, contro i luoghi comuni. Massimo Troisi, in questo, è stato un paladino per i napoletani e soprattutto per chi ha sempre sofferto le proprie fragilità”.

Il nostro speciale si intitola “Grazie, Massimo”. Chiediamo agli intervistati di dire: “Grazie, Massimo, perché…” . Come concluderebbe la frase?

“Grazie, Massimo, perché… Sei riuscito, con la tua arte, a raccontare Napoli e i napoletani come solo Totò e De Filippo avevano saputo fare. Grazie”.